LE CATASTE DI LEGNA, CASA DI BIODIVERSITÀ E NUTRIMENTO PER IL BOSCO DEL FUTURO

5. LE CATASTE DI LEGNA, CASA DI BIODIVERSITÀ E NUTRIMENTO PER IL BOSCO DEL FUTURO

Anche sui miei fratelli spezzati a terra e sui rametti più piccoli che pian piano si stavano degradando, stavano crescendo alcuni muschi, licheni e funghi; col tempo poi, decomponendosi, quei legni andavano ad arricchire il suolo di nutrienti. Su una catasta che un uomo buono e saggio aveva lasciato al margine del bosco, ogni tanto nelle giornate estive sostava un bel ramarro verde brillante, mentre di notte ci correvano i ghiri che poi agili si arrampicavano sui rami degli alberi attorno rivestiti di edera.

Intanto, le piantine degli aceri e dei carpini continuavano a crescere nelle radure, affiancate anche da piccoli cerri, andandosi a sostituire a quelli di noi che erano caduti: il bosco naturale di queste montagne si stava rinnovando riprendendosi lo spazio occupato anni prima da noi sempreverdi stranieri.

Mi sbagliavo quando pensavo che la caduta di tanti di noi alberi sarebbe stata la fine per quel bosco. Anzi, era solo l’inizio…

Il legno morto è vitale per le foreste.

LE CATASTE DI LEGNA

Rami, rametti e tronchi accatastati di varie dimensioni e gradi di decadimento: queste cataste, come le raggere, sono il perfetto habitat per le specie saproxiliche (cioè quelle specie legate almeno in uno stadio del proprio ciclo vitale del legno morto, in cui vivono e di cui si nutrono).

Durante la decomposizione le caratteristiche abiotiche, come l’umidità, cambiano e insieme a queste anche le associazioni di organismi che colonizzano le cataste: tanto più è avanzato lo stato di decomposizione, tanto più il substrato (rami e tronchi) sarà idoneo alla colonizzazione di più specie.